Marketing Automation per i servizi: 5 workflow che ogni azienda dovrebbe implementare

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Nel mondo dei servizi, il valore percepito non si misura soltanto nella qualità dell’offerta, ma nella qualità dell’interazione. Ogni momento di contatto – dal primo click al post-vendita – è un’occasione per costruire fiducia, dimostrare competenza e accompagnare il cliente in un’esperienza coerente. La marketing automation, in questo scenario, non è un supporto tecnico: è una leva strategica, che permette alle aziende di orchestrare relazioni su misura, rispondendo con precisione a comportamenti e bisogni in continua evoluzione.

Secondo una ricerca di Salesforce, il 76% dei clienti si aspetta che le aziende comprendano le proprie esigenze e aspettative. In un mercato dei servizi dove la personalizzazione conta quanto la competenza tecnica, orchestrare interazioni pertinenti e tempestive fa la differenza tra un lead perso e un cliente fidelizzato.

In MM ONE crediamo che ogni workflow debba essere progettato con una visione: quella di creare valore reale per il cliente e ottimizzare i processi interni in modo intelligente. Ecco perché oggi ti presentiamo cinque workflow che ogni azienda di servizi dovrebbe implementare, non solo per automatizzare, ma per differenziarsi davvero sul mercato.

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1. Il benvenuto che fa la differenza

Spesso sottovalutata, la fase di benvenuto è in realtà il primo terreno dove si gioca la fiducia. Non basta ringraziare per l’iscrizione alla newsletter o per una richiesta generica: serve costruire un vero percorso introduttivo che dia al nuovo contatto il senso di aver fatto la scelta giusta.

Un workflow di onboarding ben progettato offre una narrazione coerente della tua proposta di valore, anticipa le domande frequenti, guida verso contenuti utili e, soprattutto, dimostra attenzione. È in questa fase che si pongono le basi per distinguersi da chi si limita a “parlare” al cliente, invece di costruire un dialogo.

I dati confermano l’importanza di questa fase: secondo Invesp, le e-mail di benvenuto ottengono in media un open rate del 82%, quattro volte superiore rispetto ad altre tipologie. Sfruttare questa occasione per introdurre in modo strategico i propri servizi significa attivare fin da subito un ciclo virtuoso di engagement.

2. Nutrire l’interesse con contenuti mirati

Una volta avviato il primo contatto, la vera sfida è coltivare l’interesse. In un’azienda di servizi, il ciclo di vendita può essere lungo e articolato: decision maker multipli, valutazioni tecniche, confronto con competitor. Qui entra in gioco un workflow di lead nurturing che non sia generico, ma costruito attorno alle reali intenzioni di ricerca dell’utente.

Attraverso la tracciatura comportamentale – download di una guida, visita a una specifica pagina, apertura di una mail su un tema verticale – possiamo costruire sequenze automatizzate che parlano il linguaggio dell’interesse individuale. Offrire contenuti specialistici, white paper o insight di settore non è solo un modo per “informare”: è un modo per posizionarsi come interlocutore autorevole e utile.

Uno studio di Thunderbit mostra che il 47% dei buyer visualizza almeno 3-5 contenuti prima di parlare con un commerciale. Questo significa che il nurturing non è un semplice “riscaldamento”, ma un vero processo di educazione alla proposta di valore.

3. Dopo il preventivo, la strategia continua

Molte aziende trattano il preventivo come un punto di arrivo. Noi lo consideriamo un nuovo inizio. Un workflow ben congegnato dopo l’invio di un’offerta commerciale può fare la differenza tra una trattativa che si blocca e una che evolve.

Non si tratta solo di inviare un reminder automatico: si tratta di capire cosa può rafforzare la percezione del valore, chiedendosi “Cosa serve a questo cliente, adesso, per dire sì?”. Una testimonianza di un cliente simile per settore, un caso studio con KPI chiari, una risposta anticipata a una possibile obiezione: questi sono gli ingredienti che trasformano un follow-up da freddo automatismo a leva strategica.

Secondo HubSpot, il 60% dei clienti afferma di aver scelto un fornitore che ha fornito contenuti utili e contestualizzati durante la valutazione dell’offerta. Automatizzare con intelligenza questa fase permette di presidiare l’ultima e più delicata parte del funnel.

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4. La cura del cliente come opportunità di crescita

La marketing automation non dovrebbe esaurirsi con la vendita. Anzi, è nel post-vendita che può esprimere il suo massimo potenziale. Un cliente acquisito è un patrimonio da valorizzare nel tempo, e questo richiede flussi automatici che sappiano coniugare attenzione, ascolto e proposta.

I clienti esistenti sono fino a 70% più propensi ad acquistare nuovi servizi rispetto ai nuovi lead, secondo Mailchimp. Eppure, molte aziende investono la maggior parte del budget in acquisizione. Un workflow di customer success automatizzato può rovesciare questa logica e generare valore sostenibile.

Immagina un sistema che, dopo 30 o 60 giorni dalla conclusione del servizio, invii un messaggio per chiedere un feedback personalizzato, suggerisca una consulenza di aggiornamento, oppure proponga un servizio complementare in base allo storico.

È qui che il concetto di regia unica si manifesta pienamente: un’azienda di servizi non offre solo soluzioni, ma costruisce relazioni. E la marketing automation è lo strumento che consente di farlo su larga scala, senza perdere il tocco umano.

5. Il recupero intelligente di contatti inattivi

Non tutti i lead si trasformano in clienti al primo tentativo, ma questo non significa che vadano abbandonati. Un workflow pensato per il re-engagement può rivelarsi sorprendentemente efficace, se costruito con sensibilità e intelligenza strategica.

Non serve “spingere”: serve riconnettere. Raccontare cosa è cambiato, quali nuovi servizi sono disponibili, quali risultati sono stati raggiunti da clienti simili. L’obiettivo non è solo vendere, ma riattivare una conversazione, riaccendere l’interesse e offrire un nuovo motivo per scegliere la tua azienda.

Re-engagement non significa inviare una mail generica di “ci manchi”. Una ricerca di Campaign Monitor evidenzia come i flussi di riattivazione personalizzati aumentino del 26% la probabilità di click, rispetto a quelli standard.

In MM ONE progettiamo questi flussi partendo da una mappatura comportamentale dettagliata, distinguendo tra chi ha smesso di aprire le comunicazioni e chi ha semplicemente bisogno di una nuova proposta di valore.

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Una regia unica per processi che generano risultati

In ogni settore, ma soprattutto nei servizi, la differenza non la fa solo ciò che offri, ma come lo offri.

L’automazione, se guidata da una strategia solida e alimentata da contenuti di valore, diventa un’estensione intelligente del tuo team marketing e commerciale.

Con MM ONE, ogni workflow è costruito su misura, con l’obiettivo di generare risultati misurabili: più conversioni, più fidelizzazione, più efficienza. Il tutto coordinato da un’unica regia che integra dati, creatività e tecnologia in un ecosistema coerente.

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