Fuoco di paglia digitale: Da Studio Ghibli alle action figure AI, perché i trend virali hanno vita breve?

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L’onda imprevedibile dei trend digitali

Ciao a tutti, appassionati di digitale e osservatori del web! Vi siete accorti anche voi di come, specialmente sui social media, certi fenomeni esplodano con una forza incredibile per poi scomparire nel nulla cosmico nel giro di pochi giorni? Sembra quasi di stare sulle montagne russe: un’ascesa rapidissima e una discesa altrettanto vertiginosa. Di recente, abbiamo assistito a un paio di esempi lampanti legati alle nuove, sbalorditive capacità dell’intelligenza artificiale generativa. Ricordate la “Ghibli-mania”? E ora, siete pronti a trasformarvi in action figure? Analizziamo insieme questo fenomeno: cosa lo scatena, perché dura così poco e, soprattutto, cosa ci dice di noi.

Il fenomeno: L’ascesa fulminea (e la caduta) dei trend AI

Tutto è iniziato (o meglio, uno degli ultimi episodi eclatanti) con l’implementazione di modelli AI, come quelli integrati in strumenti come ChatGPT Image, capaci di applicare stili artistici specifici alle nostre foto. Improvvisamente, la rete è stata invasa da un’ondata di immagini “ghiblizzate”. Chiunque, dal vicino di casa alla celebrità internazionale, sembrava desideroso di vedere il proprio volto o il proprio gatto trasformato in un personaggio uscito direttamente da “La Città Incantata” o “Il Mio Vicino Totoro”. Feed pieni di poesia visiva, condivisioni a pioggia, un vero e proprio tormentone digitale.

Boom. Tempo qualche giorno, una settimana al massimo, e l’onda ha iniziato a ritirarsi. L’entusiasmo si è spostato altrove. Ora, l’ultima frontiera sembra essere la creazione di miniature digitali di sé stessi, vere e proprie action figure con tanto di accessori personalizzati, sempre partendo da una semplice foto e grazie agli stessi (o simili) motori AI. Un altro picco di visibilità enorme, destinato, con ogni probabilità, a seguire lo stesso percorso del suo predecessore.

Perché questa febbre collettiva? Le motivazioni dietro il trend

Ma cosa spinge milioni di persone a buttarsi a capofitto in questi trend? Le ragioni sono molteplici e spesso interconnesse ecco le principali:

Novità e accessibilità: La tecnologia AI generativa è ancora percepita come una “magia” accessibile. Poter creare immagini così particolari con pochi click è indubbiamente affascinante e divertente. La barriera all’ingresso è bassissima.

Senso di appartenenza (FOMO): C’è una forte componente di “Ci sono anch’io!”. Vedere tutti che partecipano crea la famosa Fear Of Missing Out (FOMO), la paura di essere esclusi. Partecipare al trend diventa un modo per sentirsi parte di una conversazione globale, anche se effimera.

Creatività semplificata: Anche se l’atto creativo è guidato dall’AI, c’è comunque un elemento di personalizzazione (la propria foto, la scelta dello stile) che soddisfa un bisogno, seppur basilare, di esprimersi e creare qualcosa di unico (o quasi).

Condivisione e Validazione Social: Viviamo nell’era della condivisione. Postare la propria creazione e ricevere like/commenti fornisce una gratificazione immediata, un piccolo boost di dopamina digitale.

Il rovescio della medaglia: Intrattenimento fine a sé stesso o qualcosa di più?

Qui arriviamo alle tue domande più profonde. È solo intrattenimento? È uno spreco di tempo ed energia? Prendiamo in esame alcuni di questi punti:

  • Intrattenimento: Indubbiamente, la componente ludica è dominante. Questi trend offrono una distrazione leggera, un modo per giocare con la propria identità digitale e strappare un sorriso. L’intrattenimento, di per sé, non è negativo.
  • Consumo di tempo: Sì, può diventare un “buco nero” temporale. Il tempo passato a generare immagini, scegliere le migliori, condividerle e guardare quelle altrui si accumula rapidamente.
  • Consumo di energia (dato oggettivo): Non dimentichiamo l’impatto ambientale. Ogni immagine generata da AI richiede una notevole potenza di calcolo, che si traduce in consumo energetico e emissioni di CO2. Moltiplicato per milioni di utenti, l’impatto di un trend virale non è trascurabile.
  • Superficialità?: È facile etichettare questi fenomeni come superficiali. E in parte lo sono. Raramente portano a riflessioni profonde o a creazioni di valore duraturo. Sono, per definizione, effimeri.

Annoiati, regrediti o semplicemente… Umani nell’era digitale?

Alcune domande finali sono il cuore della questione:

Siamo più annoiati? Forse non “più” annoiati, ma abbiamo accesso a una quantità infinita di stimoli a portata di mano. La soglia di attenzione si abbassa e cerchiamo costantemente la prossima novità che ci dia quella scarica di interesse.

Mancanza di scopi profondi? Difficile generalizzare. È più probabile che questi trend coesistano con scopi più profondi. Sono momenti di leggerezza in vite magari complesse e piene di obiettivi seri. Non necessariamente li sostituiscono, ma piuttosto vi si affiancano.

Involuzione o natura umana? L’essere umano ha sempre avuto una componente ludica, un desiderio di appartenenza al gruppo e una fascinazione per le novità e l’imitazione. Pensiamo alle mode del passato, dai giochi di cortile alle “manie” collezionistiche. La tecnologia digitale (social media, AI) semplicemente amplifica e accelera questi tratti connaturati, rendendo i cicli di vita dei trend incredibilmente più brevi. Non è necessariamente un’involuzione, ma forse un’iper-espressione di tendenze umane preesistenti, facilitate da strumenti potentissimi.

Navigare l’effimero con consapevolezza

I trend AI come la “Ghiblification” o le action figure personalizzate sono uno specchio affascinante e talvolta spiazzante della nostra epoca digitale: veloci, divertenti, socialmente contagiose, ma anche incredibilmente fugaci e con un costo misurabile in termini di tempo e risorse computazionali (ed energetiche). Rappresentano un complesso intreccio di gioco, bisogno di connessione sociale, curiosità tecnologica e ricerca di gratificazione istantanea tipica dell’ambiente digitale.

Ma cosa significa questa rapidità per i brand che navigano le acque turbolente dei social media? L’impulso di saltare sull’ultimo trend virale, specialmente se guidato da tecnologie affascinanti come l’AI, è forte. Può sembrare un modo facile per ottenere visibilità e mostrarsi al passo coi tempi. La domanda cruciale è: è sempre la scelta giusta? Partecipare a un fenomeno così effimero richiede risorse (tempo, creatività, a volte budget) e comporta dei rischi: apparire opportunisti, snaturare la propria comunicazione o, semplicemente, arrivare quando il trend è già in fase calante.

D’altro canto, ignorare completamente queste dinamiche può significare perdere occasioni di connessione con il proprio pubblico in modi nuovi e leggeri. La risposta, come spesso accade nel marketing digitale, non è univoca. Dipende strettamente dagli obiettivi specifici del brand, dalla coerenza con il target di riferimento e, soprattutto, dal mantenimento dell’autenticità. Un trend passeggero può essere un’opportunità tattica, ma non dovrebbe mai sostituire una strategia di contenuto solida e di lungo termine che costruisca valore e relazioni durature.

Trovare il giusto equilibrio tra reattività e coerenza strategica è la vera sfida per i marketer oggi.

A livello personale e collettivo, forse, la sfida non è tanto giudicare questi fenomeni come positivi o negativi in assoluto, quanto imparare a navigarli con maggiore consapevolezza. Possiamo scegliere di partecipare al gioco quando ne abbiamo voglia, godendoci la leggerezza senza però farci travolgere dalla FOMO o dalla spirale del consumo acritico di tempo. Mentre l’ennesimo trend svanisce con la stessa rapidità con cui è apparso, possiamo ricordarci – come individui e come brand – di coltivare anche ciò che per noi ha un valore più stabile e duraturo.

E tu cosa ne pensi?

Come credi che i brand dovrebbero approcciare questi trend fulminei? Hai partecipato alle ultime “manie” AI?

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